Apicoltura

Apicoltura

Non sono le api a dover comprendere l’uomo… ma è l’uomo che deve attuare una tecnica apistica in grado di favorire la naturale crescita dell’alveare

Le tecniche apistiche adottate prevedono innanzitutto il rispetto della biologia dell’ape, cercando di minimizzare gli interventi umani ed assecondando, per quanto possibile, comportamenti e abitudini che avrebbero avuto allo stato selvatico. A questo scopo non viene praticato il blocco delle sciamature ed i trattamenti sanitari vengono ridotti all’osso, cercando di stimolare le api a curarsi autonomamente.

Apicoltura a favo naturale

Contestualmente all’apicoltura con arnie tradizionali, l’Apis Regis promuove quella a favo naturale. In questo tipo di allevamento, che potremmo definire semiselvatico, le api non vengono “condizionate” alla produzione del miele ma “accompagnate” nel loro sviluppo. La differenza sostanziale è dovuta al fatto che le api costruiscono autonomamente i favi di cera senza l’introduzione del foglio cereo, la cui qualità è certamente inferiore e spesso di dubbia provenienza. Inoltre, ci sono anche altri importanti elementi legati a questo tipo di arnie:

  • Ingresso piccolo: per aiutare la colonia a difendersi dal saccheggio (ad opera di altri alveari), principale vettore dei parassiti, specie in quelli troppo affollati.

  • Miglior isolamento: grazie all’uso del favo naturale con posizione orizzontale rispetto all’ingresso (detto a favo caldo). Queste caratteristiche abbassano il consumo di miele e offrono alla colonia una percentuale di sopravvivenza più grande in inverno.

  • Maggiore propolizzazione: recenti studi dimostrano come la propoli sia parte integrante del sistema immunitario sia a livello individuale che collettivo. Lo stato di salute della colonia è direttamente proporzionale alla quantità di propoli presente nell’arnia. Oltre che proprietà antisettiche la propoli ha anche proprietà acaricide aiutando a combattere la varroa.

La tipologia di arnie usate nel nostro apiario

1. Arnia Cattedrale Italiana

Appartiene alle arnie senza foglio cereo, cioè i favi sono costruiti interamente dalle api, che vivono e si riproducono su una cera priva di contaminanti. Il miele viene preso direttamente dal favo che va portato in tavola da consumare come prodotto maturo, senza il processo di smielatura.

 

L’arnia cattedrale italiana favorisce un’apicoltura della calma, dove l’alveare diventa un “libro vivo”, da sfogliare delicatamente, un favo alla volta, e le api diventano mansuete. I favi con forma esagonale vengono costruiti in una cavità senza punti freddi e senza luoghi di ristagno dell’umidità.

La storia di quest’arnia è legata alle più note arnie top bar africane. Queste ultime riproducono il principio di funzionamento delle antiche arnie greche costituite da ceste, dove la parte superiore era formata da più stecche di legno: una adiacente all’atra. In questo modo le api costruivano i vari favi sotto ogni singola stecca, permettendo di avere alveari con favi che potevano essere distaccati e ispezionati.

La peculiarità di quest’arnia sono i favi di forma esagonale. Tra le varie geometrie ottenute dalle diverse arnie, quella esagonale è fra le più simili alle forme naturali dei favi costruiti in luoghi aperti.

2. Arnia Top Grap

Anche questo tipo di arnia appartiene alla famiglia delle arnie senza foglio cereo. Rappresenta una via di mezzo tra un’arnia Dandant Langstrong ed una Top Bar.

Inparticolare il nido è a favo caldo con cera interamente costruita dalle api, con la possibilità di inserire un melario dalle dimensioni tradizionali, come quelli utilizzati nelle arnie Dandant.

L’apiario Lontana da impianti industriali o agricolture intensive

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